A PROPOSITO DI …
… ELEZIONI FEDERALI O “DEI FEDERALI” .
eventskarate 20 novembre 2008
di Edgardo Sogno
A proposito di “mummie” che, a 80 anni suonati, con la “faccia di travertino” , in barba del tanto auspicato ( a chiacchiere) ricambio generazionale si ricandidano , per la ennesima volta, a capo di qualche sport di combattimento nostrano , riporto senza commento alcuno, un articolo pubblicato su LA REPUBBLICA di Giovedì 20 Novembre 2008 scritto da Giancarlo Bosetti (uno dei più prestigiosi editorialisti del nostro Paese).
L’articolo naturalmente non è una critica contro il “vegliardo” di turno ,che ha capito da anni perfettamente come funziona “il sistema” e lo adopera “pro domo sua”, ma una… commiserazione dei “federali” di turno che evidentemente non hanno capito … niente –
IL PAESE IMMOBILE . La prevalenza della gerontocrazia – di Giancarlo Bosetti –
– PERCHE’ IL POTERE E’ NELLE MANI DEI VECCHI-
Un ultraottantenne come soluzione, sofferta ma infine accettata, di un problema politico non è in Italia una novità. Sergio Zavoli,classe 1923, designato Presidente della commissione vigilanza RAI, non ha l’aria di un caso isolato: presidenti della Repubblica, primi ministri, sono in linea con la constatazione. Ciampi ha lasciato a 86 anni,Napolitano ha iniziato ad 81, Prodi la lasciato a 69 e Berlusconi ha compiuto 72.
Il moto di scoramento è però difficile da trattenere di fronte alla evidenza del celebre articolo scritto da Gianluca Volontè due anni fa : fatti due conti , l’autore concludeva, in Italia si raggiunge l’apice delle carriere politiche quando nel resto del mondo “civile” da tempo si è in pensione……
Come mai ? Legittima, ma non direttamente, la preoccupazione che politici troppo vecchi non siano i migliori interpreti della innovazione, né i più adatti a captare esigenze nuove.
Più influente ,sulla pulsione depressiva, la considerazione che l’anzianità del mondo politico è lo specchio dei vizi del mondo del lavoro: bassa mobilità sociale,avanzamento di carriera per anzianità e non per merito. La differenza tra il Presidente italiano e la media dei capi di stato europei è di circa 40 anni.
L’elezione di Obama (46 anni) come Presidente dello Stato più potente del globo , ne è solo l’esempio più eclatante . Il libro recentemente pubblicato da Roger Abravanel ,”Meritocrazia” (Ed. Garzanti), ha dato ordine sistematico al tema.
L’Italia è fuori dal circolo virtuoso del merito ; seguiamo la “freccia maligna” (come la definisce Roger). I giovani non si impegnano, si fa carriera solo per “conoscenze” o per anzianità,si crea leadership per anzianità che , naturalmente, opera per mantenere lo status quo, e si promuove cosi sfiducia merito.
Una recente indagine della Luiss sulla classe dirigente, guidata da Carlo Carboni, aveva aggiunto un bel mattone all’edificio critico:la politica manda in Parlamento sistematicamente figure di scarsa qualità e di alta lealtà che tendono a mantenere lo status della leadership che li ha cooptati. Il merito resta fuori perché nel contesto politico risulta minaccioso. I portaborse “leali” vengono “sistemati” in Enti regionali, provinciali, comunali, dovunque possibile, con un abbassamento progressivo delle qualità manageriali. Il risultato è la condizione in cui siamo; la nomina di un anziano non stupisce più nessuno ed al massimo suscita come reazione lo scuotimento delle spalle.
Il circuito è ormai perverso:è più facile mettersi nella scia di qualche potente (un manager, un boss politico, un vecchietto) che tentare di aprire una nuova pista nella boscaglia a colpi di machete diventando eroi di se stessi.
La via d’uscita PER I PIU CORAGGIOSI è quella di andarsene, come hanno fatto le nostre menti migliori (oltre 23.000 Ricercatori Universitari negli ultimi 10 anni); che cosa significa ?
Che la via d’uscita dal circuito del demerito sempre più i nostri giovani la vanno a cercare fuori. Dentro .ormai, non c’è più partita-