La leggenda del Karate alle olimpiadi è finita
eventskarate 08/09/2009
FONTE: http://www.fesik.org
Abbiamo qualche difficoltà nell’affrontare questo argomento. Dopo vent’anni passati a pronosticare un fallimento annunciato, incorrere nei luoghi comuni è un rischio reale.
Mai ad una disciplina sportiva sono state concesse tante possibilità di coronare il sogno di un riconoscimento olimpico., per altro legittimo visto il numero degli associati. Basti ricordare l’impegno del miliardario Tatsuno che, oltre ai suoi appoggi politici, ha profuso danaro e mezzi arrivando a sfiorare il successo prima che la “Iakuza” ponesse fine ai suoi sforzi con un colpo di pistola alla nuca. A Tatsuno, quando fu assassinato, mancava già un dito mignolo della mano: un possibile secondo sgarro alla mafia giapponese gli è stato fatale ma ha anche chiuso le porte ai sogni di milioni di appassionati, vediamo perché.
Le divisioni tra la Wuko di Delcourt e la Itkf di Nishiyama sono state fondamentali: non si va alla richiesta di riconoscimenti in ordine sparso.
Delcourt ha unificato sulla carta il karate nella Wkf eliminando il gruppo Nishiyama ma nella realtà quasi nulla è cambiato grazie alla pochezza del presidente che ha preso il suo posto, Antonio Espinos, un personaggio che ha fatto realmente di tutto per conquistarsi l’antipatia dei karateka di mezzo mondo.
La pessima conduzione della Wkf ha portato a diversi tentativi di “golpe”. Lo stesso prof. Giuseppe Pellicone si candidò alla presidenza della Wkf contro Espinos, ma ne uscì perdente.
Dobbiamo ammettere che non spargemmo lacrime per quella sconfitta. Pellicone dava per scontato un improbabile riconoscimento olimpico ed ogni anno, preferibilmente nel periodo dei tesseramenti ad Ottobre, proclamava: “…noi siamo Olimpia, noi siamo Coni, voi siete nessuno”. Ora è venuto il momento della resa dei conti: il CIO ha scelto Golf e Rugby per il 2016, il karate e fuori definitivamente, Fesik e Fijlkam sono adesso sullo stesso livello, il bluff è finito.
Non è mai troppo tardi per discutere iniziative volte al bene comune del karate. Noi siamo disponibili, a condizione esistano condizioni di pari diritti e pari dignità.
Resta il forte dubbio che chi per anni ha venduto aria fritta non abbia la forza e l’umiltà di ammettere i propri errori.