Il protocollo FIJLKAM-FIKTA: una possibile chiave di lettura.
Eventskarate 11 marzo 2012
Di Sergio Roedner
Scorrendo le righe del comunicato ufficiale pubblicato sul sito della Fijlkam, appare evidente che quella tra le due organizzazioni non è una fusione: me l’aveva già assicurato il vicepresidente Perlati e d’altra parte,
per sciogliere un’associazione, è necessario il voto dell’assemblea dei soci, proprio come avvenne a Milano nel lontano 1978 in occasione della confluenza della Fesika nella neonata Fikda.
Tuttavia, per molti validi motivi, mi sembra riduttivo considerare questo accordo come una semplice “convenzione”, dello stesso peso di quella firmata a Ferrara nel 2005 tra Fikta e Fiam (alla quale, per quanto io possa ricordare, non ha mai fatto seguito alcuna iniziativa concreta):
1)Anzitutto perché la Fijlkam non è un’organizzazione qualunque, ma la federazione ufficiale del karate sportivo, riconosciuta dal CONI e membro della WKF.
2)In secondo luogo, perché l’accordo tra i presidenti Pellicone e Achilli è la replica, a 33 anni di distanza, di quell’intesa del 1979 che portò a dieci anni di convivenza e fu seguita da una rottura durata 22 anni. Difficile pensare che sia stato stipulata a cuor leggero e che una delle due parti voglia esporsi ai rischi del ridicolo dopo un nuovo fallimento.
3)La ragione principale per pensare che questa intesa non sia “solo” una convenzione ma il preludio a un’intesa più stretta si trova nella formulazione stessa del comunicato. Si va molto oltre la collaborazione a iniziative come il “simposio” sul karate o le manifestazioni di bambini, alle quali mi aveva accennato telefonicamente il Maestro Perlati: si parla esplicitamente di “un comune programma tecnico, agonistico e culturale”,di cooperare per “corsi ed esami di graduazione e formazione di tecnici ed ufficiali di gara”.Soprattutto, ed è per me la novità più sorprendente, si parla di “consentire la doppia affiliazione delle Società sportive”.In altre parole, le società della Fikta, che attualmente all’atto del rinnovo dell’affiliazione devono impegnarsi per iscritto a non svolgere attività organizzate dalla Jka Italia, potranno aprirsi al karate sportivo. Maestri e praticanti, ai quali è fatto divieto di allenarsi col maestro Naito, potranno, se lo vorranno, allenarsi col professor Aschieri. Sorprendente!
4)Mi hanno infine fatto riflettere i recenti, peraltro meritatissimi, passaggi di dan ai vertici della Fikta. Qualcosa di simile avvenne nel 1978, alla vigilia dell’unificazione, per dare un riconoscimento ai nostri migliori atleti e maestri prima che le regole del gioco venissero cambiate: ma la mia è solo una congettura, e potrebbe trattarsi di una semplice coincidenza.
Quali potrebbero essere, al di là della dichiarata convinzione comune “che il Karate, in quanto sport, costituisce un fenomeno culturale ed educativo ed è, quindi, un elemento essenziale nella formazione fisica e morale della gioventù”(una convinzione che sicuramente non è una scoperta recente, ma che fino ad ora non aveva prodotto alcun effetto a livello pratico) quali potrebbero essere, ripeto, le ragioni che hanno portato le due rivali storiche a un riavvicinamento?
Il karate italiano ha conosciuto il suo momento di maggior compattezza nel decennio del matrimonio, più o meno felice, tra Fik e Fesika, e viceversa la sua fase di maggior dispersione dopo il fallimento dell’unificazione e il mancato riconoscimento da parte del CIO come disciplina olimpica: riconoscimento andato invece ai “cugini” del taekwondo. Soprattutto negli ultimi tempi le due maggiori organizzazioni hanno conosciuto diaspore ed emorragie più o meno consistenti di maestri ed iscritti. Se pezzi significativi del karate sportivo sono confluiti nella Fesika, nella Fiam e nella nuova Fik, sul nostro fronte abbiamo assistito all’uscita della Jka Italia. Nulla di strano perciò che Fijlkam e Fikta, tramite il riconoscimento reciproco, vogliano riaffermare di costituire complessivamente la “confederazione” più significativa del karate italiano a livello sia numerico che qualitativo.
E’ una mossa che obiettivamente relega a un ruolo marginale le altre organizzazioni che si sono costituite nel tempo. Per la Fijlkam è motivo di prestigio collaborare con il M° Shirai, l’esponente più prestigioso del karate “tradizionale”; la Fikta (riecheggiando nuovamente il mio colloquio con Perlati) avrà più agevole accesso alle strutture sportive e forse un nuovo sbocco agonistico per quanti al proprio interno hanno particolare predilezione per le gare. Si può anche pensare che il Maestro, in vista di un suo futuro disimpegno dall’attività, voglia affidare la sua creatura a un’entità legalmente riconosciuta per garantirne la sopravvivenza.
E’ arduo prevedere invece quali potranno essere le ricadute per i semplici praticanti che non hanno particolare feeling per il karate sportivo. Torneranno gli stage tecnici obbligatori con Aschieri? Verranno modificati programmi e commissioni d’esami? Ci saranno gare comuni? Ci ritroveremo fra un anno due o due come “settore tradizionale” di una nuova organizzazione? A queste domande solo il tempo potrà dare una risposta, una volta che l’accordo sarà stato ratificato (e su questo esistono pochi dubbi) dalle rispettive assemblee.
Fonte: http://sroedner.over-blog.it/