Fugazza e Meroni

KARATE: I non campioni

Eventskarate 23 aprile 2013

Giacomo Ponzano

Tratto da “l’Inchiostro Fresco” di Aprile 2013

 

 

Pratico per pura passione Karate ed arti marziali dal 1994, voglio scrivere questa riflessione, rivolta sia ai praticanti di questa disciplina che ai lettori dei

quotidiani locali appassionati di sport, perché penso che il karate agonistico italiano e mondiale stia affrontando una grave crisi che va tutta a discapito degli atleti che con serietà e costanza si allenano duramente per superare i propri limiti ed i propri avversari in gara. Il problema principale del sistema organizzativo del karate agonistico è a mio avviso una continua creazione d‘illusione. Mi spiego meglio, a differenza della maggioranza degli altri sport nel karate non esiste un’unica federazione che organizza gare e campionati: ne sono presenti decine. Aprendo i quotidiani locali e le riveste di settore si possono trovare, sono in Italia, alcune centinaia di selezionati per le varie rappresentative federali (spacciate per nazionali). Lo stesso accade per i campioni italiani di categoria: ne esistono molteplici. Il profano che avvicinandosi a questa disciplina giapponese cerca di informarsi sui risultati agonistici della stagione in corso resta letteralmente esterrefatto dalla confusione presente nelle informazioni al proposito: si possono trovare campioni italiani in ogni dove e di ogni federazione (Fijlkam, Fesik, Fikta, Fiam, WTKA, Ski-I, Fekda, Fekam, Fik, Fiksda, ecc.). Forse solo gli addetti del settore più navigati riescono a orientarsi in questo mare di federazioni (spesso semplici A.S.D.) e ad avere mentalmente chiara la situazione dei vari campioni in carica. Ovviamente, in questo caos, i maggiori media snobbano quasi completamente la disciplina del karate e gli unici a dare visibilità alla disciplina restano i giornali locali. Le cause di questa situazione sono a mio avviso da imputarsi all’egoismo ed alla mancanza di lungimiranza dei quadri delle vari federazioni; fortunatamente vertici decisamente mediocri sono contrapposti ad una base, in generale, mossa da passione e nobili valori che resiste con determinazione alla disorganizzazione generale.

Penso che le soluzioni al problema siano essenzialmente due. La prima via è quella di seguire il modello Fijlkam, la federazione riconosciuta dal CONI, ovvero far confluire in unica federazione tutto il karate agonistico italiano e sotto la guida della Wkf, la federazione mondiale di karate riconosciuta dal CIO; questa soluzione permette di inseguire seriamente il sogno dell’inserimento di questa disciplina nel programma olimpico. Questa strada è già stata tentata in Italia negli anni ’80, il risultato è che dalla fusione delle due grandi federazioni presenti allora (FIK e FESIKA), dopo qualche anno di lavoro comune “la montagna partorì decine di topolini” e si creò il caos che persiste tutt’ora. La seconda soluzione è, a mio avviso, quella di adottare il modello WTKA e dei circuiti professionistici degli sport da ring o da gabbia (MMA): competere solo in tornei aperti a tutti i praticanti di karate senza assegnare titoli di campione italiano e senza formare selezioni nazionali; chi vince è solo campione di quello specifico torneo. In questo modo si verrebbero a creare, in modo completamente libero, competizioni più o meno famose e lo spessore dell’atleta verrebbe determinato del prestigio del torneo in cui raggiunge un piazzamento significativo.

Non so quale delle due soluzioni sia la migliore, sicuramente per gli agonisti avrebbe però più valore ricevere il titolo di “Campione della Provincia di Alessandria”, rilasciato da un’ipotetica unica federazione di karate in Italia, che conseguire il titolo di campione italiano in una qualsiasi delle decine di sigle attualmente presenti.

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