Patroclo.

Eventskarate 16 agosto 2016

Addetto stampa

Chissà perché in questi giorni agostani, dediti al riposo ed al ritemprarsi delle forze dopo l’intenso periodo lavorativo, rinviene alla mia mente il mito di Achille e Patroclo, i due eroi omerici che ci hanno accompagnati, tutti, e forse ammorbato, alcuni, durante le ore di studio dedicate all’Epica, durante le medie e per qualcuno anche alle superiori.

 

Molti si sono soffermati sulla storia di amicizia fraterna, per alcuni fin troppa alludendo ad un rapporto omosessuale, tra l’altro costume della civiltà greca dell’epoca, altri sul dolore di Achille, ed ancora sulla sfortuna di Patroclo, sull’arroganza di Agamennone che aveva spinto Achille ad astenersi dalla guerra, sulla codardia di Menelao che lasciò il corpo di Patroclo indifeso alla furia di Ettore che lo depredò delle armi di Achille.

Ora, io non so perché, il quesito che assilla le mio giornate sotto l’ombrellone ė un altro: Basta indossare le armi dell’Eroe per divenire tale?

Basta solo questo? Ė così facile?

Ed ancora un dubbio mi arrovella: si è davvero Eroi se poi non ci si prende responsabilità del ruolo, cioè è giusto dire “io non lo voglio fare vacci tu al posto mio e gli dici che sono io”.

Achille voleva così bene a Patroclo? Si è vero che fu Patroclo a chiedere di andare ma Achille non glielo impedì, anzi pur essendo conscio del pericolo “ Vai”  disse “ salva le nostre navi dai Troiani, ma limitati a questo, poi torna da me”. Egli sa! Sa che Patroclo non è in grado, può contare solo sull’effetto sorpresa ma egli non ha la giusta esperienza non conosce i molti pericoli, per cui si raccomanda “torna da me” come a dire io sono la tua protezione, solo nella mia ombra potrai vivere…

E Patroclo cadde nell’errore fatale, fu un attimo, ma egli credette di essere l’Eroe e seguì i Troiani in rotta, voleva distruggere le mura della città, ebbe, per un misero attimo, la sensazione di poter risolvere quel lungo conflitto…. E si perse!

Gli Dei, che tutto vedono e tutto sanno, lo punirono, egli non era l’Eroe figlio di dea, non era il pelide Achille, non era l’Eroe invincibile che nessuna arma poteva scalfire se non in un unico minuscolo punto, il suo tallone divenuto proverbiale anche nel dire.

Di chi è la responsabilità della morte di Patroclo? Di Apollo, protettore dei Troiani che lo colpì alle spalle dopo averlo riconosciuto? Di Euforbo che lo colpì già ferito?  Di Ettore? Chediede il colpo di grazia pur sapendo di non colpire Achille, pur sapendo di colpire un uomo “nudo” (cioè ferito e senza armi, allo stremo) e che lo dileggia pure insultandolo “cosa pensavi di fare Patroclo, tu non sei Achille…”

Eppure nel cuore io sento  come  colpevole Achille, perché non è stato un buon amico, un buon consigliere, egli sapeva che il compito era il suo e non lo ha assolto, sapeva che Patroclo non avrebbe potuto affrontare l’impresa eppure lo ha lasciato al suo destino, destino che non prevedeva per Patroclo il ruolo dell’Eroe e che per questo fu punito dagli Dei, egli avrebbe potuto vivere solo come subalterno di Achille, nella sua ombra, nulla di più!

Strano il destino di Patroclo, tradito da tutti ed in primis da se stesso perché non ha capito i propri limiti, e questo, quello di non comprendere i propri limiti è sempre“IL”grande errore umano, ancor oggi molti ci cadono e in più neanche avendo vicino un Achille, che, per inciso, non vinse la guerra nonostante la sua grande forza e abilità, no oggi ci si ritrova più spesso vicino dei Menelao travestiti da Ulisse, persone a cui è stato tolto qualcosa che forse non meritavano (vedi Elena) e che si credono furbi istigando altri a far qualcosa al posto loro…. Questi Menelao non perderanno mai la faccia perché non la mettono mai in gioco.

Ulisse, che vinse la guerra con la sua astuzia, alla fine tornò a casa, pur ostacolato dagli dei, ma riuscì grazie alla sua volontà, alla sua abilità, alla sua giusta conoscenza, ed anche perché in fondo era la “persona giusta” per tornare alla sua Itaca, la patria, la famiglia che lo aveva sempre aspettato.

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