DISCORRENDO CON GIOVANNI BARBONE

Eventskarate 03 dicembre 2016

Leandro Spadari

Alla vigilia del voto del 3 dicembre p.v.

Le sue lettere inviate alle società sportive affiliate, a dirigenti e tecnici di tutta Italia,

improntate tra l’altro a richiamare il rispetto delle norme statutarie e dei regolamenti federali, od a proporre quando ritenuto opportuno, adattamenti e modifiche, ad esempio nella delicatissima materia concernente gli Ufficiali di gara, sono ben note a tutti…perché Giovanni Barbone, forte di un’esperienza manageriale sportiva che dal 1982 (anno in cui è dirigente sociale dell’ a.s. Kyohan Simmi di Bari) arriva sino al 2012 (anno in cui si conclude il quadriennio che lo vede consigliere nazionale e presidente della Commissione nazionale Ufficiali di Gara), è stato tra i pochi a “metterci la faccia” in tali iniziative, anche quando ciò poteva risultare scomodo ed in qualche modo compromettente. Con lui, tra l’altro al di fuori per sua scelta – come meglio ci spiegherà – della tenzone elettorale, ci è sembrato interessante scambiare poche, semplici battute proprio alla vigilia della grande Assemblea elettiva di casa Fijlkam…ascoltiamolo.

– Nell’ottobre scorso avevi dichiarato il tuo intendimento di candidarti a Consigliere nazionale (dirigente) alle elezioni per il quadriennio 2017- 2020, Settore ovviamente karate. Come mai il progetto non ha avuto seguito?

“In effetti di una mia candidatura si parlava da tempo, già all’epoca degli ultimi anni di attività del presidente Matteo Pellicone. Contavo a mio favore, oltre che sulla notevole esperienza maturata nella vita federale, su di un forte seguito da parte di un significativo numero di società. Avevo avuto modo di incontrarmi, aggiungo, con uno degli attori di queste elezioni, Davide Benetello, nonchè con diverse strutture federali, sia centrali che regionali, con riscontri senz’altro positivi sulla mia candidatura. Dopo, terminate le Olimpiadi di Rio, tanto per darci un riferimento temporale, lo scenario si è progressivamente modificato, frastagliandosi in una pluralità di proposte e di correnti in lizza per cui, a seguito di meditata riflessione, ho valutato non ci fossero più le condizioni per una mia discesa in campo, che avrebbe corso il rischio di far aumentare anziché diminuire una situazione già piuttosto confusa e variegata. Di qui il mio responsabile “passo indietro”. C’è da aggiungere che è normale e fisiologico che in uno scenario soggetto a continui cambiamenti cambino le idee, i progetti, le alleanze: l’importante è che tutto avvenga in una dialettica libera, rispettosa di ognuno e delle sue posizioni, e comunque proficua per il karate italiano. Così è stato, lo sottolineo almeno da questo punto di vista con piacere.”

A che cosa si deve, secondo te, questa pluralità di forze in lizza?

“Che ci siano per la prima volta tutte queste componenti a contendersi il voto non significa automaticamente che il voto sia soggetto a possibile dispersione: chi deve esprimere il suo voto ha sempre dimostrato, per fortuna, di saperlo fare con saggezza e per il bene del movimento. Certo non ci sono mai state nei precedenti quattro quadrienni olimpici così tante candidature, ed io lo interpreto come un segnale di incertezza…”

-Cioè?

Bisogna partire dalla considerazione che gli organi federali dirigenziali si legittimano rispondendo al loro mandato solo quando intercettano e danno risposta ai bisogni espressi dalle società di base. Non posso non riconoscere al consiglio di Settore uscente la massima buona fede ed un impegno non comune, ma alla fine si è rimasti a mio avviso a livello di un tentativo di ottenere buoni risultati di natura politica ed organizzativa, non di più. Tra i punti critici potrei infatti citare la candidatura del nostro Vicepresidente al Comitato esecutivo della WKF, che per come è stata maldestramente gestita, ha finito per essere interpretata come una posizione critica dell’ Italia nei confronti dei ruoli apicali della stessa WKF, e che pertanto mai avrebbe dovuto essere stata proposta in quei termini e con quelle modalità, nascendo già “bruciata”. Potrei in aggiunta citare le diverse questioni non risolte, tra le quali – come da me più volte evidenziato – il tesseramento, da oltre un biennio, di atleti minorenni appartenenti ad altre asd in seno ai gruppi sportivi delle Fiamme Oro e dell’ Esercito, con conseguente messa a repentaglio della credibilità degli stessi Presidenti di giuria in sede di controllo delle iscrizioni di gara. E poi come non ricordare che quando un arbitro internazionale è chiamato ad assumere un incarico dirigenziale federale lo stesso arbitro diventa incompatibile con un ruolo tecnico, e perciò va posto fuori quadro? E come giustificare che non si sia dato più spazio ad un sistema oggettivo di selezione dei talenti agonistici quale quello del ranking, previsto peraltro dai regolamenti adottati dal CIO e dal CONI? Sono domande rimaste senza risposta, lacune che possiamo attribuire, data ripeto l’evidente buona fede, solo a disinformazione e mancanza di esperienza. Si è cercato di portare avanti tanti bei propositi, ma la macchina federale è una struttura complessa e per gestirla al meglio occorrono certezza nei fatti e nei rapporti e, non mi stancherò mai di ripeterlo, una grande e comprovata esperienza.”

-Al termine di questa semplice chiacchierata, ti sentiresti di formulare un pronostico sull’esito delle ormai imminenti elezioni?

“Volentieri. Ferma rimanendo la possibilità di imprevisti, da non escludersi fino all’ultimo momento, per i ruoli di consiglieri nazionali, rispetto a Sergio Donati, Cinzia Colaiacomo, Geri Felici, vedrei favoriti sia Giovanni Mallia che Davide Benetello. Il primo, perché può contare sull’appoggio di molte strutture regionali; il secondo, perché vedrà sicuramente convergere sul suo nominativo le preferenze di tanti tecnici, soprattutto dei giovani, mentre al tempo stesso bisognerà vedere a chi andra’ il voto catalizzato dai maestri più anziani. Non aggiungerei altro, se non – in attesa dei risultati – un sincero “buon voto” a tutti.”

E che buon voto sia…

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