Campioni di Campania

Intervista a due giovani fuoriclasse del kumite azzurro, Angelo Crescenzo e Antonio Vastola

eventskarate 29 maggio 2017

di Leandro SPADARI

Parliamo Nel vasto panorama del kumite agonistico italiano, si stagliano con forza Angelo Crescenzo e Antonio Vastola, da anni tra gli elementi di punta della nazionale, ineguagliabili esponenti  –

assieme a Gianluca De Vivo e tanti altridella grande griffe di San Valentino Torio (Sa), la apd Shirai  Club S. Valentino, “firmata” dal maestro Antonio Califano, società prestigiosamente vincitrice da ultimo (tra i tantissimi altisonanti titoli sociali conquistati,) del prestigioso campionato italiano assoluto Fijlkam, edizione  2017. Ed ad Antonio  Califano rifulgono gli occhi per un attimo, quasi in un lampo, quando parla di questi due suoi allievi, che gareggiano nella medesima categoria di peso, quella dei 60 kg, ed in poche,  calibratissime parole, espressione di una capacità di sintesi volutamente estrema (forse retaggio della sua formazione ingegneristica, forse manifestazione  di un suo qual certo approccio zen, essenziale  e diretto), ne tratteggia un profilo solo apparentemente asciutto. Di  Angelo si accontenta di dire che “è metodologico, serio, concreto”; di Antonio che “è il capitano della società, un talento naturale ma…incompreso!”. Per loro ad ogni modo parlano i risultati. Limitandoci ad alcuni dei più prestigiosi podi conquistati a livello internazionale, ricordiamo per Angelo nel triennio 2009-2011 i due argenti (2009 e 2010, classe d’età rispettivamente 14/15 anni e 16/17 anni, cat. 52 e 61 kg) e l’oro (2011, cat. 51 kg) al Campionato europeo cadetti – junior/ under 21;  l’argento alla Karate Karate 1 Premier League di  Dordrecht, 2012 e nello stesso anno l’argento alla World Cup di Atene; l’oro alla Karate 1 Premier League di Istanbul 2015, anno in cui si è prestigiosamente classificato primo per l’intero circuito, il bronzo alla Karate 1 Premier League di Parigi 2016 e l’oro alla Premier League di Dubai dello stesso anno. Per Antonio  citiamo il bronzo al mondiale junior e cadetti 2007, 16/17 anni, cat. 55 kg; il bronzo e l’argento agli Open d’Italia 2009 e 2010; l’argento alla Karate 1 Premier League  2012 di Parigi. Tra i numerosi podi nazionali, facendo riferimento ai soli ori  (senza contare la messe di argenti e bronzi che contribuirebbero in maniera ancor più precisa a fornire un’idea della straordinaria continuità agonistica di questi due giovani fuoriclasse), riportiamo per Angelo: campione Esordienti 2006, Esordienti 2007, Cadetti 2009, Cadetti 2010, Juniores 2012, Universitari 2013, Universitari 2016; per Antonio:  campione  Esordienti 2004,  Cadetti  2007,  Juniores 2008, Juniores 20l0, C.T.R. 2011,  C.T.R. 2012 ,  Assoluto  2012,  C.T.R. 2013, Assoluto 2013. Li abbiamo rincontrati in occasione di uno stage sotto l’egida Csen diretto dal maestro  Antonio Califano a Cecchina, frazione di Albano (RM), entrambi impegnati come “modelli” di prestazione delle varie fasi tecniche esplicative del kumite, e tale occasione non è andata sprecata da parte nostra. L’intervista iniziale è proseguita con riferimenti a più recenti cronache agonistiche nazionali ed internazionali in cui  queste due “perle” dell’agonismo azzurro, passateci la metafora, pur con intensità diverse hanno continuato  a rilucere…

 

 

Angelo CRESCENZO

 

 

                       Domanda

 

 

Antonio VASTOLA

 

Risale al 2004, all’età di 11 anni. Mio fratello mi parlava del karate  con entusiasmo e così ho iniziato, attratto dalla opportunità di imparare tante cose nuove divertendomi, di stringere amicizie alcune delle quali divenute poi nel tempo  molto importanti per me.

 

 

 

 

 

1)L’esordio nella pratica del karate: quando, come, perché. Le motivazioni di allora…

 

Nel ‘ 96, ad appena sei anni. Così per gioco. La pratica mi faceva star bene, vedevo i ragazzi grandi eseguire delle tecniche che ai miei occhi sembravano tutte bellissime, mi facevano una grande impressione e volevo essere bravo come loro.

L’apprendere un vero e proprio stile di vita accompagnato da soddisfazioni agonistiche che mi hanno consentito di terminare nel dicembre 2016 una prima esperienza in seno al Centro sportivo dell’ Esercito italiano.

Lo stimolo maggiore mi viene comunque dal considerare ogni incontro agonistico una sfida contro me stesso, più che contro l’avversario di turno, ed un test per valutare le capacità apprese. Quando riesci a fare questo, penso sia un tuo vantaggio personale e competitivo.

 

2)…e quelle successive. Che cosa rappresenta oggi per te, atleta di vaglia, il momento di gara? Un tuo punto di forza?

 

 

Andando avanti con la pratica sono venuti stimoli nuovi, la realizzazione di un grande sogno che nel tempo diventava realtà, la consapevolezza di potermi migliorare come atleta sempre più forte e di alto livello, correggendo tutti gli errori mano a mano riscontrati. La determinazione negli allenamenti è senz’altro un mio punto di forza. E mi sento di condividere appieno la risposta a questa domanda che ha dato Angelo.

 

Una criticità affiora quando tutti si aspettano che io vada “per forza” a medaglia: in quei casi la mia capacità punta ad essere proprio quella di non farmi condizionare dalla pressione psicologica pregara.

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3)Un tuo punto di miglioramento.

Non ho dubbi: il riuscire a mantenere sempre la massima concentrazione.

L’oro alla Premier League di Dubai nel 2016, medaglia che ho dedicato ad una grande amico e compagno di palestra, Adriano Longobardi, venuto purtroppo prematuramente a mancare.

 

 

Al quarto incontro sono stato fermato dall’avversario uzbeko, vincitore poi della categoria. Nei ripescaggi le mie concrete chances per un bronzo si sono arenate nel confronto con un atleta georgiano, anche se solo per giudizio arbitrale. Ero consapevole che si trattava dell’ultimo, autorevole  test prima dell’ europeo, mi sono preparato coscienziosamente nonostante alcuni problemi familiari insorti e credo di essere stato protagonista, comunque, di una buona prestazione anche se al di sotto delle mie  reali possibilità.

 

Antonio ed io eravamo le teste di serie, l’assoluto è un campionato tutt’altro che facile di per se, ed ancora più difficile diventa quando i due contendenti si conoscono sin troppo bene quanto a mosse e contromosse, come nel nostro caso. Potrei dire che si è trattato, quasi, di una partita a scacchi, molto impegnativa per entrambi, con poca concessione forse allo spettacolo ma con molta tattica. Antonio è andato per primo in vantaggio su di una mia disattenzione, ho cercato allora la massima lucidità perché volevo questo titolo da molto, troppo tempo per lasciarmelo sfuggire e ad otto secondi dalla fine sono riuscito a trovare la soluzione vincente!

 

 

 

4)Il risultato cui tieni in misura particolare.

 

 

 

 

 

 

5)Premier League Karate 1 – Open di Dubai 2017: che ricordo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6)Subito dopo, ecco il Campionato italiano assoluto 2017, l’uno di fronte all’altro in finale di categoria. Ve lo aspettavate?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Senza dubbio la medaglia di bronzo conquistata nel campionato mondiale giovanile del 2007 perché è stata la performance che mi ha spalancato le porte della nazionale.

 

E’ un ricordo non esaltante. Mi sono infatti presentato all’ appuntamento tutt’altro che in condizioni ottimali, ho sofferto molto il clima ed il cambio di fuso orario. L’avversario kazako che al primo incontro mi ha fatto uscire di scena, atleta molto forte comunque, si è aggiudicato  la sfida per 3 – 0 grazie ad altrettante tecniche di braccia. Non c’è altro da aggiungere da parte mia.

 

 

 

 

 

Lì la storia è stata ben diversa rispetto a Dubai. Forse, lo ammetto, ho avuto un po’ di fortuna con alcuni avversari nelle fasi eliminatorie, anche se non sono mancati antagonisti più che agguerriti e che non hanno mancato di dare filo da torcere. Purtroppo la mia sconfitta in finale è stata determinata – ne accennavo prima, l’avrai notato, rispondendo ad una tua domanda sulle aree di miglioramento – da un calo di concentrazione: fino a quasi 10 secondi dalla fine, infatti, conducevo grazie ad un kizami, poi un mawashi in uscita di Angelo mi ha visto perdere con il punteggio finale di 3-1.

 

 

 

Il primo gennaio 2018 inizierà il percorso di qualificazione in vista di Tokyo 2020. Lo vivrò per quanto possibile non “ossessionato”  da tale traguardo,  ma con la grande curiosità quasi di assaporare ogni momento di tale percorso per tutto quello che potrà darmi, ossia viverne gli aspetti e le dimensioni tappa per tappa, volta dopo volta, tenendo sempre presente l’auspicato obiettivo finale.Nel ranking sono al decimo posto, prevedo di ricalcare i quadrati di gara non prima della prossima estate con   gli Open di Lignano Sabbiadoro, a seguire a settembre con la Premier League di Germania.

 

E’ stata una persona che ha avuto un ruolo importante nella mia adolescenza. Una persona unica, che ha sempre amato trasmettere il suo sapere, coinvolgendomi, aiutandomi, sollevandomi in tante, diverse occasioni. Nel tempo è diventato per me un maestro di vita, oltre che di karate, un maestro molto esigente che non ama le mezze misure. Crescendo ho iniziato a capire e ad apprezzare il perchè di certe azioni: era il modo a lui più congeniale per trasmettere a noi la sua stessa, grande passione.

 

 

 

 

 

 

 

7)Quali gli obiettivi futuri?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

8)Il tuo rapporto con il maestro Antonio Califano…

L’obiettivo del futuro è ovviamente aggiudicarmi la qualificazione olimpica per Tokyo 2020, il sogno di tutti gli agonisti. Sono al 53° posto nel ranking internazionale e a metà giugno p.v. parteciperò all’evento internazionale in programma a Toledo, facente parte della “Serie A”, con l’obiettivo di migliorare tale classifica, rientrare tra i primi 50 nel ranking  ed avere pertanto accesso dal gennaio 2018 al circuito della Premier League qualificante in vista appunto del traguardo olimpico.

 

 

 

 

La palestra è stata per me  una sorta di seconda famiglia , in cui il maestro ha svolto il ruolo di padre. In tanti siamo cresciuti anche grazie al suo insegnamento ed esempio, ci ha trasmesso molte cose: come lui, aggiungo, non c’è nessuno. Ha una grande determinazione, la stessa che usa per ottenere sempre dai suoi allievi quello che lui vuole. Ho avuto modo di conoscerlo anche fuori dell’ambiente di palestra, è un maestro ma prima ancora una persona di grande livello e per accorgersene, a volte, basta solo sentirlo parlare!

                    

 

 

 

 

 

    

 

9) Per concludere una domanda riservata ad Angelo,  che ha da poco partecipato all’ europeo in terra turca. Che valore dai alla bella medaglia di bronzo da te conquistata?

Era la mia prima esperienza in nazionale senior ad una gara importante come l’europeo. Stranamente mi sentivo sin troppo tranquillo: ciò mi preoccupava e mi chiedevo se fosse il modo giusto di affrontare un impegno di tale portata. Al primo incontro sono stato sconfitto dall’avversario lettone (che proseguirà poi sino alla finale) per 3-2: anche qui l’avverso giudizio arbitrale, per una sola bandierina, mi aveva precluso una meta più ambiziosa. Ho affrontato i ripescaggi impegnandomi sempre al 100%, era un bronzo che oramai volevo fare mio a tutti i costi. Sono approdato così alla semifinale  contro l’atleta turco padrone di casa, sostenuto da un incredibile tifo da parte degli spettatori  tanto che mi sembrava di combattere non contro lui solo, ma addirittura contro tutto il pubblico! Ho vinto per un inequivocabile 8-5: i primi due punti con mawashi chudan, tre punti con mawashi jodan al viso, ultimi tre punti con proiezione e conclusione.  Una medaglia che voglio considerare beneaugurante per il futuro!…

 

 

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