Ciccio Teotonico

Un giorno sarò ancora più vecchio e non potrò più allenarmi nel karate con la stessa intensità, lo so.  Il mio karategi rimarrà il simbolo dei miei ricordi.

 Ho conosciuto persone con il mio stesso spirito, alcune mi hanno insegnato molto.

 Ho provato frustrazione, paura, dolore, sono caduto e mi sono rialzato, mi sono anche fatto male, ma mi sono sentito anche molto felice dentro e fuori dal tatami, ho parlato innumerevoli volte da solo, ho sudato e ho urlato come pazzesco, e ci sono stati momenti in cui ho pianto, ho visto posti meravigliosi e ho vissuto esperienze indimenticabili, ho vissuto situazioni che io stessa non so… come ne sono uscita…, ho mi sono fermato mille volte per osservare un dettaglio e ho parlato di karate con perfetti sconosciuti, dimenticandomi delle persone e dell’ambiente che vedo ogni giorno.

 Mi sono allenato con i miei fratelli e sono tornato a casa con tanta pace nel cuore.  Ogni volta che indosso il karategi e mi allaccio la cintura, penso a quanto sia meraviglioso intraprendere il cammino, senza avere una meta prefissata.

 Ho smesso di discutere con chi non mi capisce e con chi mi capisce mi è bastato comunicare con uno sguardo.

 È verissimo: la vita di tutti i giorni non è facile, a volte diventa dura, insomma è un pezzo di sentimento ritrovato, ma è anche la parte perduta dei miei sogni e del mio spirito.  C’è chi mi chiede quando lascerò il karate, non rispondo, sorrido e penso: tu questo non lo capisci, e non c’è spiegazione che gli basti, ma c’è anche chi capisce per me e per loro non è necessaria alcuna spiegazione!

 È impossibile descrivere la pace e la libertà che si prova entrando in un tatami per chi non l’ha mai fatto, lo sa solo chi come noi lo fa quotidianamente.

 REI per tutti i miei fratelli e sorelle che vivono questo percorso del “FARE”.

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