Stefano Stefanel

Le elezioni Fijlkam sono in dirittura d’arrivo. Si fronteggiano due modelli di futuro: da un lato la rottura nei confronti del passato proposta da Gamba, dall’altro la continuità sulla strada che ci ha portati alle Olimpiadi di Parigi e che vuole coniugare le molte esperienze sportive dentro un’unica federazione, sotto la guida di Morsiani e senza cancellare nessuno.

Avendo fatto il dirigente di questa federazione per molti anni, per esperienza ritengo che la strada giusta per migliorare sia procedere per passi regolari e non per scossoni poco ponderati. Amministrare una federazione grande e articolata come la nostra è molto più complesso di quello che si pensi. Le Olimpiadi e l’élite sono solo la punta di un iceberg, con esigenze pratiche spesso estranee a chi è abituato a operare nel judo quotidiano, di base, amatoriale. Essere stati campioni può non essere sufficiente per diventare buoni dirigenti. Le aree su cui si dovrà operare nel rinnovamento del judo italiano e della federazione sono molte. Ne cito di seguito solo alcune: pochi soldi a disposizione, regole sempre più stringenti e spesso asfissianti per le realtà medio piccole, contratti con i collaboratori, gestione delle palestre, formazione obbligatoria da riformare, gestione dei bambini nelle palestre, rapporto con l’educazione, safeguarding, massiccio abbandono non appena si entra nell’agonismo, evidente nella scarsità di senior attivi, movimenti come i kata e master da supportare e sviluppare, sport nelle scuole e per le scuole.

Un dirigente deve sapersi destreggiare all’interno di questa complessità. La proposta di Morsiani e del suo gruppo di candidati può forse apparire meno scenica, ma è senza dubbio più concreta. La proposta di Gamba, con una nazionale blindata itinerante e la formazione con cadenza almeno quindicinale per i tecnici e gli ufficiali di gara, è un’idea romantica che si scontra con la realtà di tutti i giorni, con i costi, con i tecnici e con gli atleti che nella vita fanno altro, con l’agibilità delle palestre e l’acqua calda per le docce (sembra un invito a fare tutti randori senza che ci sia qualcuno che pensa al riscaldamento e alle docce funzionanti).

Per studio e lavoro mi sono occupato dell’etica e dei comportamenti umani, e su questi argomenti è bene parlare poco e fare molto. Però è necessaria anche la politica sportiva, intesa come amministrazione del bene di tutti e non solo di qualcuno. Ritengo che Morsiani, sul solco di Pellicone e Falcone, sarà un ottimo amministratore e presidente per la nostra amata federazione che ho visto crescere per decenni, un passo dopo l’altro. Per questo il mio sostegno va a lui e alla sua squadra.

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