Più pensi e più sarai lento
Eventskarate 30 aprile 2019
Varone Ciro
Gli elementi che costituiscono l’arte marziale sono molteplici: qualità fisiche, capacità tecniche e controllo psichico.
La tradizione marziale, di qualsiasi arte si parli, insiste nel cercare il “vuoto” (in giapponese mu); la vera forza fisica e interiore scaturisce dalla coscienza perfettamente equilibrata: la parata, il pugno e/o il calcio devono giungere prima del pensiero razionale, come solveva dire kase Sensei ” bisogna essere incoscienti”.
Lo stesso maestro Gichin Funakoshi pose grande enfasi su tale aspetto, tanto da modificare il nome della sua arte ridandogli un nuovo significato da To-de (mano cinese) a “kara-te” (vuota-mano, mano vuota).
I capostipiti sapevano ciò che la psicologia ha dimostrato scientificamente, e cioè quando la nostra esistenza è seriamente minacciata, l’Ego si ritrae lasciando il posto all’istinto (cervello rettiliano), il più veloce (10 volte più rapido del cervello mammifero) che ci permette di reagire con una rapidità quasi contemporanea al pensiero, tale è anche il significato che assume la palestra, il luogo dove pratichiamo l’arte, in termini pedagogici “dojo, luogo dove si uccide l’Ego”, uccidere l’Ego per far emergere la nostra reale e istintuale natura.
Pertanto è logico che ogni nostra azione dovrebbe essere istintiva e naturale, cosa facile da dirsi ma non altrettanto facile da attuare, questo presupposto è molto importante sotto l’aspetto pratico, in quanto è certo che dove L’Ego tace l’istintività e la fluidità dei gesti prendono corpo e rendono le nostre tecniche spontanee, marziali e contundenti.
Sappiamo che l’emisfero sinistro comanda la nostra parte destra del corpo, mentre l’emisfero destro controlla la parte sinistra del corpo, questo è anche uno dei motivi per cui i destrimani assumono nel combattimento con più naturalezza la guardia sinistra in modo che i colpi partano dal lato mentale dominante.
Nelle Arti Marziali ripetere molte volte le tecniche serve ad educare il nostro cervello mammifero, infatti, solo dopo un lungo periodo di “istruzione” ciò che abbiamo fatto rimarrà indelebile dentro la nostra mente, ma il “cervello emotivo” in caso di difesa entra in gioco solo in un secondo tempo, pertanto in ritardo rispetto all’azione di difesa che a noi serve in quel preciso istante.
Per rendere istintivi i nostri movimenti e avere il controllo in uno stato alterato di emotività, come potrebbe essere un combattimento per la vita o la morte, è importantissimo ripetere le tecniche , anche per pochi minuti al giorno, il maestro Funakoshi diceva: ” mantieni vivo il fuoco della pratica tutti i giorni, anche pochi minuti tutti i giorni sono abbastanza per continuare a progredire nell’arte del karatedo” .
Nel karate, ma anche nelle difesa personale il livello più alto della posizione reattiva di difesa spontanea è sicuramente la posizione naturale che si assume innanzi ad un pericolo imminente, anche qui la tradizione anticipa la ricerca scientifica: nel karate si ritiene che la posizione ultima e migliore sia proprio lo shizen-tai (posizione naturale e neutra), utile a non dare informazioni preliminari al nostro avversario sulla nostra predominanza fisica e mentale.