Long live Karate

Eventskarate 14 aprile 2022

M° Lino Pignotti

L’Efficacia della Comunicazione nella metodologia dell’Insegnamento di una disciplina sportiva:

 Pratico questa magnifica disciplina dal 1972 , ad approfondire le dinamiche della tecnica a stretto contatto con l’isocinetica continuando a scoprire alcune posizioni non corrette per la nostra struttura; un netto disappunto sul protocollo arbitrale completamente inadatto per un bambino, soprattutto sui kata, portandomi spesso a delle discrepanze con alcuni dei miei

colleghi/insegnanti/maestri.

Imparare a comunicare, se all’esperienza non si affianca un potenziamento delle abilità comunicative del coach/Maestro, non si realizzano quei cambiamenti nel comportamento degli atleti, migliorando il loro apprendimento delle tecniche.

L’allenatore/Maestro rappresenta una “guida”, un concreto “modello” da seguire, un punto di riferimento di cui l’atleta, soventemente, non riesce a fare a meno, sia in ambito della preparazione fisica e programmazione tecnica degli allenamenti, sia in qualità di supporto psicologico di base (in particolar modo se trattasi di atleta agonista di un livello medio/alto).

Da non sottovalutare il tema dell’età del praticante, ovvero il “modus operandi” deve necessariamente essere modulato adeguatamente a seconda della fascia di età alla quale si trasferisce l’insegnamento.

Un buon insegnante deve ponderare le tecniche e i programmi da somministrare periodicamente, devono basarsi con la logica di creare una crescita autonoma del giovane allievo nella pratica agonistica che avrà da adulto, allo scopo di renderlo duttile e malleabile nella ricerca attiva delle soluzioni dei problemi che si generano durante le competizioni.

In un ambito di allievi più maturi, considerati “amatori” la didattica e l’insegnamento sarà variabile, maggiormente impostata sullo studio di tecniche più “soft” e necessariamente di più lenta esecuzione, così come gli esercizi ginnici dovranno rispettare i limiti “generazionali” dei soggetti.

L’apprendimento dello sport, da parte dei bambini, dipende fortemente dalla efficacia dei metodi utilizzati dagli struttori/Maestri e dalle loro competenze che li aiutano a migliorarsi, “adattando la disciplina al soggetto”.

Spesso, mio mal grado si cerca di adattare il soggetto alla disciplina:

Cosa più sbagliata!

Bambini in competizioni di Kata, stereotipati , dove il giudizio arbitrale, con la più autorevole incompetenza sull’apprendimento motorio di un bambino ; determinando un cambiamento permanente nella prestazione o nella potenzialità di comportamento futuro, assegnando il primo posto della competizione.

Dal mio punto di vista e tenendo conto di questo protocollo arbitrale, ritengo che il kata non sia adatto ad un bambino.

Long live Karate M° Lino Pignotti

 

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