Bruno Demichelis
È la scelta dell’ uso del bastone ,piuttosto che della carota.
Quando ” urli contro” invalidi la persona. Che vivrà l’ esperienza in un contesto emotivo di paura,di risentimento. Spesso unito a rancore,rabbia. Tutte emozioni tossiche e parassite.
In questo caso l’allenatore diventa parte del problema e non della soluzione.
L’ atleta ha bisogno di vivere emozioni e pensieri nutrienti come l’affetto,la fiducia,il sostegno,il supporto, l’ incoraggiamento, il coraggio.
Si corregge in maniera pacata,razionale ,fornendo informazioni su come migliorare la prestazione. Sostenendo,contemporaneamente , l’ identità dell’ atleta. Che proprio quando non sta facendo bene ha bisogno di essere sostenuto,facendogli sentire la solidarietà di una guida.
L’ allenatore alza il volume e il tono della voce solo per incitarlo. Usando questa modalità verbale e non verbale ,come uno strumento di risonanza emozionale e cognitiva per aiutarlo a contattare la parte migliore di sé. Il suo campione interiore. Il suo io più solido,positivo e fiducioso.
L’ allenatore quando lo incita alzando il tono e volume della voce bisogna che trasmetta forza,non violenza,paura ,frustrazione.
Tutte le ricerche in ambito umanistico e soprattutto nel campo delle neuroscienze hanno evidenziato che un apprendimento basato sulla paura ( faccio quello che mi dici per evitare di essere punito) sulla punizione( provo dolore fisico,emotivo,mentale) e sull’ansia, conseguente alle aspettative di essere punito quando sbaglio, sviluppano una persona con tratti nevrotici marcati. Con ansia di fondo importante e una identità insicura e titubante.
Quando un atleta ,che è cresciuto in un ambiente e con allenatori con queste modalità di insegnamento, ottiene risultati nella sua performance ,ha vinto più volte. Superando gli avversari e ,spesso , anche l’incompetenza nella metodologia e didattica dei suoi insegnanti.
No all’ insegnamento all’ insegna del buonismo o della rabbia,della punizione,delle minacce,della paura,del timore reverenziale. Sviluppano debolezza dell’ io.
Si alla forza. Dell’ affetto,della solidarietà,della considerazione,del rispetto, del dialogo, del servizio, dell’ empatia, della cura amorevole della persona che si affida alla tua auspicabile maestria.
Prima di formare maestri di karate e di autodifesa è necessario formare” educatori” promotori del benessere e della salute psicofisica con competenze specifiche. Ottenute attraverso percorsi di formazione qualificati.
La migliore difesa personale nasce prima e si insegna prima ,nella testa,piuttosto che attraverso le tecniche del corpo.
Le modalità della didattica e dell’ insegnamento nel karate hanno bisogno di una approfondita revisione,non nella gestualità , ma proprio nella figura dell’insegnante/educatore. Questo ,a mio avviso,dovrebbe essere messo in alto nella lista di priorità della federazione e di tutte le organizzazioni. È importante cosa fare e come fare arti marziali. ( Materia per le scienze motorie) Più importante,secondo me, come insegnarlo e come qualificare i maestri ad insegnarlo.
Grazie
Buon Natale
Prof.Bruno Demichelis pH.D. ( maestro senior di karate, full professor di psicologia e psicofisiologia dello sport)