Shôrinji Kempo
Il termine Shôrinji è una trascrizione fonetica di “Shaolin-tsi”, nome del tempio Shaolin: anche questo stile, come il Kung Fu, deriva dall’arte da combattimento praticata nel monastero cinese considerato come l’origine di un gran numero di correnti delle arti marziali. L’arte marziale giapponese dello Shôrinji-kempô si identifica come uno stile particolare di Karate studiato dai religiosi zen durante gli esercizi di non-meditazione “Zazen”, originale per le sue tecniche di pugno, forti e veloci, e per gli agili spostamenti delle gambe.
Fu il monaco buddista So Doshin che creò questo stile in Giappone dopo la seconda guerra mondiale.
Secondo il pensiero del suo fondatore, questa arte insegna che il corpo e lo spirito sono indissociabili e devono essere allenate con la pratica del kempô e con la meditazione zen in posizione assisa (lo Zazen) affinché il praticante possa elevarsi agli insegnamenti di Buddha. Impostata sulla ricerca dell’efficacia in combattimento, abbinata alla meditazione, questa arte marziale richiede al praticante una partecipazione totale alla sua ideologia.
Gli esperti indossano addirittura un saio monacale sopra il karategi (kimono).
In origine lo Shôrinji-kempô è una disciplina per esercitare la mente ed il corpo.Si pone come la naturale continuazione dell’antica arte marziale tramandata nei secoli, insieme con la meditazione Zen, dai monaci Buddisti del Monastero di Shorinji (Shaolin-tsi) in Cina, che la usavano come pratica di autodifesa e come esercizio fisico vitalizzante. Secondo la leggenda, un gruppo di monaci Buddisti cinesi, attraverso il susseguirsi delle varie generazioni, avrebbero tramandato gli insegnamenti sia del kempô, come metodo di autodifesa e di sviluppo di un fisico sano, sia della meditazione Zen, come disciplina spirituale.Largamente diffuso in Oriente, solo da pochi anni viene insegnato con successo anche in Europa, dove viene consentita la pratica anche alle culture non Buddiste pur mantenendo intatta la forma tradizionale, che vuole la meditazione Zen e la Filosofia Kongo Zen praticate allo stesso livello delle tecniche marziali.
Lo Shôrinji-kempô moderno nasce ufficialmente con la fondazione della W.S.K.O. (World Shôrinji-kempô Organization) nel 1947 ad opera del giapponeseDoshin So (1911-1985) (a cui è succeduta la figlia Doshin So II) che fondò il tempio principale (tuttora esistente) sull’isola dell’arcipelago giapponese Shikoku nella cittadina di Tadotsu.
Il lato prettamente marziale di questa disciplina è costituito da oltre 600 tecniche a mani nude tra “dure” (calci e pugni) e “morbide” (prese, torsioni, leve e proiezioni). I livelli di apprendimento variano coi passaggi di grado (le cinture: bianca, gialla, verde, marrone, nera) fino al raggiungimento del 6° dan per l’apprendimento tecnico (7°, 8° e 9° sono gradi di “benemerenza”).
Lo Shôrinji-kempô porta il praticante allo studio ed allo sviluppo di:Shin’ spirito, Tai’ corpo, Chi’ saggezza..
A sua volta l’allenamento di Tai (corpo), porta allo studio del:Goho (tecniche dure), Seiho (tecniche di risanamento o curative) e Juho (tecniche morbide o cedevoli).
Così come le tecniche dello Shôrinji-kempô sono divise in Goho, Juho e Seiho, l’allenamento di ogni praticante è diviso in allenamento fisico, intellettuale e spirituale. Queste hanno inoltre tutte origine dall’applicazione di tre generi di movimento: circolare, diretto, curvo. Ma nello Shôrinji-kempô la distinzione tra tecniche “dure” e le tecniche “morbide” è puramente concettuale, in quanto le stesse risultano combinate tra di loro in un unico armonioso disegno, nell’unione di durezza e morbidezza.
La pratica dello Shôrinji-kempô è stata ideata specificamente per il beneficio in tre aspetti della vita: auto-difesa, sviluppo spirituale e promozione della salute. È un metodo efficace ma la sua vera essenza sta nella filosofia Kongo Zen che mira allo sviluppo delle potenzialità interiori dell’uomo, quali la saggezza, la forza, il coraggio e l’amore. L’approccio del Kongo Zen alla vita, dunque, non consiste nel fare le cose alla perfezione ma nel portare avanti ogni azione con tutto il proprio cuore e vivere ogni momento pienamente. A tal fine la filosofia Kongo Zen insegna che la pratica del kempô non ha come obiettivo la supremazia sull’avversario, ma si fonda sul rispetto e la comprensione dei nostri compagni, affinché attraverso la dedizione alla cooperazione si possa maturare spiritualmente e fisicamente.
L’addestramento alla meditazione Zazen può essere suddiviso in esercizio della tecnica (ekkin-gyo) e pratica del chinkon (chinkon-gyo), che è incentrato sulla meditazione Zazen. La meditazione seduta, Zazen, è stata tramandata da sempre insieme all’insegnamento delle tecniche. Lo Zazen si esegue durante ogni seduta di allenamento, per coltivare una respirazione corretta e cosciente, per esercitare il rilassamento e per sviluppare la calma della mente. Praticando chinkon-gyo si impara, inoltre, ad utilizzare un metodo particolare di controllo del respiro. Il suono corrispondente al termine giapponese di respiro può anche significare “volontà” o “ki” ed il respiro è la sorgente del “ki”, l’energia vitale. Analogamente, quando la mente è confusa, il respiro diviene irregolare. È per questo motivo che per secoli il controllo del respiro è stato considerato il primo passo verso la pratica dello Shôrinji-kempô. Una respirazione appropriata aiuta a purificare il sangue e a sviluppare un corpo in salute. Aumentare il flusso di sangue al cervello (sede della coscienza), è anche efficace nel promuovere un’attività mentale sana, ivi compreso un aumento di concentrazione. Ci sono molti elementi diversi che vanno a creare l’arte marziale: immagine perfetta, perfetta confidenza tecnica, perfetta condizione fisica, psicologica – spirituale e giusto ambiente. Se tutto questo è presente nello stesso momento non si può sbagliare. Forza, movimento, impatto: queste sono le fasi che caratterizzano l’espressione dell’energia vitale nelle arti orientali, ma prima ancora tutto ha inizio dalla concentrazione. La meditazione è collegata al concetto di mente trasparente: è impossibile concentrarsi se siamo offuscati da mille pensieri. Dobbiamo creare il vuoto mentale e da questo status meditativo possiamo partire per manifestare la nostra energia interiore attraverso una tecnica marziale. Quale è il significato del Mu? È un concetto molto importante della filosofia zen per cui tutto è perfettamente trasparente, non esistono preoccupazioni perché il mondo è vuoto: questo è l’elemento più importante del satori. Il concetto è valido per ogni forma d’arte che nasce dall’energia interiore: la forza e l’esplosività, vivono sotto al livello della coscienza. Il colpo deve arrivare prima del pensiero, occorre essere incoscienti, o meglio lasciare libero il fluire dell’energia vitale.
Partendo dalla comprensione della complessa interazione tra corpo e spirito, il corretto sviluppo di ogni praticante avviene dall’equilibrio tra un corpo risoluto ed una mente sana. Per sviluppare la forza e il coraggio per affrontare le sfide, nonché per divenire efficaci sotto sforzo, i praticanti di Shôrinji-kempô debbono rinforzare sia il corpo che lo spirito. Lo Zazen nello Shôrinji-kempô si fonda sull’inscindibile unione ed interazione di corpo e spirito, di azione e quiete.